Cos’è la terapia a pressione negativa e come funziona?

Terapia a pressione negativa nella gestione di ulcere infette 

La terapia a pressione negativa (NPWT) rappresenta – insieme alla terapia iperbarica, terapia con gel piastrinico e innesti di cute – un trattamento aggiuntivo usato in wound care nel momento in cui l’ulcera non raggiunge segni di guarigione significativi con medicazioni avanzate.

Nota anche con diversi acronimi, quali NPWT (Negative pressure wound therapy), TPN (terapia a pressione negativa), NPT (negative pressure therapy), rappresenta a tutti gli effetti una terapia esercitata sui tessuti al fine di stimolare e promuovere i processi di guarigione, motivo per cui l’applicazione della stessa dev’essere seguita da uno specialist/esperto del settore.

Nonostante le evidenze scientifiche dimostrino vantaggi sia dal punto di vista clinico che economico, il sistema NPWT spesso è considerato un trattamento costoso, cosicché in alcune realtà si predilige il trattamento standard per la cura delle ulcere.

Tuttavia una corretta valutazione economica deve considerare il costo complessivo del trattamento ospedaliero o ambulatoriale, includendo i tempi di presa in carico, gli eventi avversi e il tempo di assistenza infermieristica necessario per trattare un’ulcera, non soffermandosi al solo costo della singola medicazione giornaliera.

Meccanismo d’azione della terapia a pressione negativa

La terapia a pressione negativa (NPTW) è un sistema che include una pompa da vuoto, un tubo per il drenaggio, un serbatoio di raccolta fluidi e sostanze di scarto (canister) e un set di medicazione.

Il set di medicazione può contenere schiuma in poliuretano o garza da posizionare nella ferita che ha proprietà antibatteriche e un film adesivo per sigillare la ferita stessa. Sono disponibili sul mercato anche schiume in poliuretano con argento, per le ulcere colonizzate o con infezione in corso di trattamento.

La garza può essere utilizzata per i pazienti sensibili al dolore, con ferite superficiali o irregolari, ferite sottominate o fistole esplorate. Le medicazioni in schiuma di poliuretano si adattano meglio alle ferite con contorni regolari.

Una volta applicata la medicazione viene attivata la pompa che crea il vuoto attraverso l’erogazione di pressione con valori compresi fra -125 e -25 mmHg in base al tipo di apparecchiatura utilizzata e alla tolleranza del paziente.

A seconda del tipo di ferita, della sede anatomica della stessa e al paziente trattato, la pressione può essere applicata continuamente o in modo intermittente. Esistono anche dei sistemi che instillano in misura controllata prodotti antisettici e antibatterici direttamente sulla ferita.

Sulla cute perilesionale, nei punti più sensibili è possibile applicare idrocolloide extrasottile, per proteggere l’integrità cutanea e ricoprire poi con film trasparente. I più moderni dispositivi presenti sul mercato includono già placca idrocolloidale in sostituzione al film trasparente in poliuretano.

La pressione negativa applicata favorisce una riduzione dell’edema, agendo sui vasi sanguigni e linfatici e drenando i fluidi e le sostanze in eccesso, crea un microambiente umido, ideale per stimolare la formazione del tessuto di granulazione e la neoangiogenesi, accelerando così i processi di guarigione.

Da pochi anni ci sono anche sistemi semplificati, che non utilizzano più un contenitore per la raccolta dei fluidi (canister), ma permettono a qualsiasi essudato prodotto dalla ferita di evaporare mediante una medicazione ad elevata traspirabilità, solitamente in schiuma di poliuretano [MVTR]. Sono sistemi di dimensioni molto piccole facili e comodi da trasportare e alcuni di essi hanno una durata di vita di 7 giorni.

Oltre al sistema tradizionale, alimentato con batterie oppure elettricamente, oggi sono disponibili anche sistemi totalmente meccanici, dotati di una molla in acciaio che agisce tramite un sistema elastico, creando un vuoto parziale che può arrivare ad una pressione negativa pari a -125 mmhg Sono piccoli sistemi monouso, comodi per pazienti autonomi.

Il dispositivo infatti, come tutti quelli di piccole dimensioni, può essere comodamente posizionato sotto gli indumenti rendendolo invisibile. Questi sistemi sono molto utili, e usati in molte realtà per pazienti assistiti a domicilio o ambulatorialmente.

Quando si usa la terapia a pressione negativa

L’uso della NPWT è indicato in molti tipi di ferite acute e croniche e può essere presa in considerazione quando la ferita:

  • non progredisce verso la guarigione nei tempi previsti, per esempio quando la contrazione dei margini della ferita avviene con troppa lentezza con le cure standard
  • produce una quantità eccessiva di essudato, difficile da trattare. La NPWT permette una riduzione dei cambi di medicazione, quindi un risparmio sia per utilizzo improprio ed eccessivo di medicazioni avanzate, sia per il tempo di assistenza infermieristica impiegato
  • è localizzata in un punto disagevole oppure ha una dimensione tale da rendere problematica un’adeguata sigillatura con le medicazioni tradizionali;
  • richiede una riduzione delle dimensioni prima di procedere ad una chiusura chirurgica.

Controindicazioni alla TPN

L’utilizzo della TPN è controindicato in queste tipologie di ferite e/o condizioni (FDA 2011):

  • tessuto necrotico con presenza di escara
  • osteomieliti non trattate
  • fistole non enteriche e non esplorate (in questo caso si consiglia una radiografia o ecografia dei tessuti molli di controllo per visionare l’entità della tunnellizzazione)
  • esposizione importante di osso (se presente una minima esposizione ossea favorire prima la ricrescita del tessuto con medicazioni avanzate e poi rivalutare per riposizionamento della TPN)
  • lesioni neoplastiche
  • esposizione di vasi
  • esposizione di nervi
  • esposizione di anastomosi
  • esposizione di organi.

Trattamento delle ulcere infette con terapia a pressione negativa

L’infezione rappresenta un vero e proprio ostacolo alla guarigione. Il tessuto infetto non permette agli antibiotici sistemici di penetrare e agire, né alle cellule proliferative di rigenerarsi. Un corretto trattamento di una qualsiasi ferita infetta richiede l’abbinamento di un trattamento topico (corretta antisepsi, corrette medicazioni antibatteriche) all’antibiotico adeguato come strategia ideale di trattamento.

Le medicazioni interattive sono quelle medicazioni che interagiscono con il tessuto e aiutano a favorire il microambiente umido ideale per la guarigione. Le medicazioni con argento, anch’esse interattive, rappresentano il gold standard per il trattamento di una infezione, l’argento infatti ha la proprietà di favorire la morte della cellula batterica.

Altri prodotti molto efficaci sono garze con PHMB, con capacità idrofobiche in grado di captare le cellule batteriche e impregnarle nella garza, rimuovendole dal tessuto; l’innovativo gel a rilascio ROS che favorendo reazioni reattive all’ossigeno sul tessuto libera radicali liberi e stimola l’attività delle cellule fagocitiche per un‘azione antibatterica.

L’impiego della terapia a pressione negativa nelle ulcere infette richiede particolare cautela.

Bibliografia

  • www.infectionsinsurgery.org
  • Linee guida, regione Emilia Romagna. Criteri per l’uso appropriato della Terapia a Pressione Negativa nelle ferite acute e croniche, novembre 2013
  • European Wound Management Association (EWMA). Documento di posizionamento: La pressione topica negativa nella gestione delle ferite. London: MEP Ltd, 2007.
  • Documento di Consenso World Union of Wound Healing Societies (WUWHS). Gestione delle incisioni chirurgiche chiuse: Comprendere il ruolo della terapia a pressione negativa per le ferite [NPWT]. Wounds International, 2016

Articolo tratto da Nurse24.it – Pubblicato il 07.09.2018 di Rosa Colella e aggiornato il 25.09.2018